Il valore dell’oro varia ogni giorno e persino all’interno della stessa giornata (anche se soltanto di pochi centesimi) a causa delle contrattazioni che avvengono sui mercati. Inoltre bisogna tenere a mente che, a differenza di quanto accade per gli altri metalli preziosi, la quotazione dell’oro viene determinata due volte al giorno dalla Borsa di Londra: questo istituto finanziario, infatti, ha ricevuto questo compito fin dal 1919. Il cosiddetto gold price fixing, cioè il prezzo di riferimento dell’oro, viene fissato al mattino e nel primo pomeriggio. Fino al mese di ottobre del 2014 il fixing era determinato dal Club of Five, il gruppo dei cinque più importanti mercanti internazionali per le compravendinte di oro fisico: erano la Barclays Bank, la Bank of Nova Scotia Mocatta, la Société générale, l’HSBC Bank USA e la Deutsche Bank. Dal novembre 2014, invece, questo compito è stato demandato all’IBA, cioè all’Ice Benchmark Administration. La valutazione viene poi trasmessa e adottata sui mercati internazionali, utilizzando come standard l’espressione dollari per oncia; tuttavia in Italia si preferisce utilizzare per praticità il rapporto euro per grammo.
Bisogna anche ricordare che la valutazione dell’oro all’oncia oppure al grammo può essere adottata quando si parla di oro finanziario, cioè di oro puro o da investimento. Si tratta dell’oro 24 carati, che tuttavia non viene impiegato in gioielleria e oreficeria in quanto troppo duttile. In questi casi si ha una lega, il cui valore si indica attraverso il titolo, cioè la percentuale di oro presente. In genere si parla di oro 750 (oro 18 carati) o di oro 500 (metallo 14 carati), dove la percentuale di oro presente è rispettivamente il 75% e il 50%. Il valore della lega è determinato anche dal metallo legante solo nel caso in cui anche questo sia prezioso: ad esempio una lega 14 carati dove è presente una percentuale di platino ha un valore maggiore rispetto a una 18 carati a cui è stato aggiunto soltanto il rame.
Durante tutta la sua storia l’oro ha sempre avuto il compito di supportare le valute, dato che per secoli il valore di una moneta equivaleva a una determinata quantità di metallo aureo: si tratta del gold standard, che ha avuto come conseguenza il fatto che le banche centrali e i governi hanno sempre cercato di controllare il valore dell’oro e di far sì che corrispondesse a quello della propria valuta. Ad esempio dal 1789 al 1933 negli USA gli Stati Uniti il valore dell’oro era di 20,67 dollari all’oncia e nel 1934 fu portato a 35 dollari all’oncia. Mantenere il valore di una valuta a livelli molto alti è tuttavia molto difficile: per questo a partire dal 1961 le banche centrali europee e statunitensi si coordinarono per contrastare le forze del mercato e mantenere il prezzo stabile. Nel 1968 si fu costretti ad accettare il fallimento di questi sforzi e fu introdotto un doppio regime: da un lato le transazioni internazionali valutarie continuavano a seguire la quotazione di 35 dollari all’oncia, dall’altro il prezzo dell’oro per gli scambi tra privati era variabile. Infine nel 1971 si decise di affidare il valore libero alle leggi di mercato, lasciandolo libero di variare in base alle contrattazioni e alla situazione geopolitica internazionale. A causa del fatto che la coniazione di valuta di uno Stato non ha più un controvalore in oro, si è assistito al progressivo calo delle riserve auree delle banche centrali; tuttavia questi istituti possiedono ancora depositi di metallo aureo a parziale garanzia della propria moneta.
A partire dal 1968 si è assistito a notevoli oscillazioni sui mercati. Tuttavia si può definire questo metallo prezioso un bene rifugio in quanto il suo valore commerciale rimane stabile nel lungo periodo; al tempo stesso si caratterizza per una sostanziale scorrelazione nei confronti del mercato obbligazionario e azionario. Di conseguenza si assiste a un aumento delle compravendite quando una valuta perde fiducia e/o è soggetta a iperinflazione. Inoltre bisogna tener conto delle varie speculazioni riguardo il suo ipotetico valore futuro. Ad esempio si ricorda come quando George W. Bush fu eletto Presidente degli USA il valore dell’oro è passato da 200 a 540 dollari all’oncia. Infine l’offerta influenza in maniera decisiva il valore dell’oro, di conseguenza i produttori ne valutano attentamente l’estrazione: infatti una produzione eccessiva può portare a un crollo del prezzo.
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