L’oro è oro, si potrebbe pensare in maniera approssimativa. D’altra parte, che si regali un gioiello in oro bianco, un orologio in oro giallo, o si viri su colorazioni più particolari come l’oro rosa, il metallo nobile per antonomasia fa sempre il suo bell’effetto e ottiene consensi unanimi da chi lo riceve.
Per fregiarsi del titolo di “etico”, infatti, l’oro deve essere estratto senza l’uso di alcun agente chimico o esplosivo e deve provenire da giacimenti gestiti in piena collaborazione sia con le popolazioni locali coinvolte nell’estrazione, sia con l’ambiente circostante. La definizione è relativamente giovane, essendo iniziata a circolare verso l’inizio del nuovo millennio e in breve diventata di uso comune sia per i giornalisti sia per gli addetti ai lavori del settore, affermandosi nel tempo in maniera direttamente proporzionale al crescere dell’interesse generale verso le tematiche di sostenibilità ambientale e sociale.
Per prima cosa, l’oro etico deve essere estratto senza che intervenga alcun elemento chimico nocivo per l’ambiente e deve essere lavorato senza utilizzare Mercurio e Cianuro, due elementi che vengono tradizionalmente impiegati nella lavorazione del prezioso metallo e per separare i minerali di scarto dalla parte preziosa dell’oro.
Date queste premesse, la maggior parte dell’oro di questo tipo viene lavorato a partire dai depositi alluvionali, ovvero i giacimenti che sorgono in prossimità dei corsi d’acqua e le cui polvere aurifere e le eventuali pepite presentano un contenuto di oro che si aggira intorno al 90%.
Ma quello del rispetto ambientale non è che uno dei cardini qui quali si fonda l’oro etico, la cui politica “green” è dovuta anche al rispetto delle persone coinvolte nell’estrazione e nella lavorazione, all’osservanza di criteri di sicurezza troppe volte disattesi e al rifiuto del lavoro minorile.
Considerando che molte delle miniere di oro più produttive si trovano in Paesi africani in cui la povertà è largamente diffusa, tante volte si è assistito, da parte delle organizzazioni internazionali, alla denuncia delle terribili condizioni di lavoro e di sfruttamento a cui sono sottoposte le popolazioni locali coinvolte nelle operazioni di estrazione nelle miniere e nei depositi. Allo stesso modo, l’accento è stato posto sovente anche sulla mancanza di strutture adeguate, sulla formazione specifica dei lavoratori e sulla mancanza di assistenza medica.
Tutti aspetti ai quali l’oro etico pone, invece, il massimo dell’attenzione e che, per fortuna, stanno facendo sempre più presa anche sull’opinione pubblica.
Non è un caso che recentemente sia nata anche un’organizzazione internazionale (Fairtrade International), che certifica la provenienza etica dell’oro, avendo come parametri una retribuzione equa dei lavoratori e una messa in sicurezza delle operazioni quotidiane di lavoro nelle miniere, l’abolizione del lavoro minorile e l’attuazione di pratiche dal minor impatto ambientale possibile.
Ecco perché l’oro etico è stato definito anche oro green, derivando da estrazioni che non deturpino l’ambiente circostante.
L’Italia, in questo discorso, ha un ruolo da protagonista, perché una delle prime aziende minerarie che è riuscita a imporsi a livello internazionale attuando metodi etici di estrazione è stata la Goldlake, la cui sede si trova a Gubbio, nell’Umbria. In particolare, le prime lavorazioni hanno riguardato due miniere in Honduras.
Ma nel giro di pochi anni, tante altre aziende hanno sposato questa linea e recentemente si è diffusa la notizia che ben 12 miniere situate in Uganda, Tanzania e Kenya sono ormai ad un passo dal mettere in circolazione il loro primo oro etico di provenienza africana.
Le compagnie stanno lavorando per garantire ai gioiellieri una buona quantità di oro etico con cui poter lanciare delle linee di prodotti appositamente pensate. Un modo per sensibilizzare ancora di più l’opinione pubblica e per garantire che il gioiello che si indossa non sia solo bello da vedere, ma derivi anche da un lavoro che rispetta l’uomo e l’ambiente.
L’oro etico, viste le sue caratteristiche e le modalità di lavorazione particolari, è leggermente più caro, sul mercato, dell’oro tradizionale. Ma il prezzo, in generale, che si paga per ottenerlo, in termini di rispetto della natura e di dignità della vita umana, è infinitamente più basso.