L’oro è il cosiddetto metallo nobile, il cui simbolo nella tavola periodica degli elementi è Au, dal latino Aurum. Essendo posizionato al primo sottogruppo B, sesto periodo della tavola di Mendel, si può definire un elemento di transizione. Riguardo a numero e peso atomico, essi corrispondono rispettivamente a 79 e 197,2. La colorazione di base è gialla, a causa delle lunghezze d’onda del blu che vengono assorbite dalla luce incidente. Ciononostante, le sfumature possibili prevedono una gamma ben più ampia, che comprende il nero ed il rosso, ma anche il verde ed il violetto, in base alle leghe.
Molto probabilmente l’oro è stato il primo metallo conosciuto dall’umanità.
Per quanto riguarda i suoi pregi, che spiegano il valore da sempre attribuito ad un metallo finissimo, per certi versi “aristocratico”, essi consistono, oltre che nella rarità, nella sostanziale inalterabilità. Infatti, l’oro resiste non solo all’umidità, agli alcali e all’ossigeno (seppure subisca alterazioni ossidative con soluzioni contenenti ione cianuro o acqua regia), ma rimane intatto persino se sottoposto al calore e agli acidi. E’ proprio quest’ultima caratteristica che ha determinato il successo di tale prezioso metallo, da sempre apprezzato ed utilizzato per la coniazione di monete e la creazione di oggetti pregevoli e raffinati.
D’altra parte, l’oro presenta anche una malleabilità e una duttilità fuori dal comune, che lo rendono adatto alle più diverse lavorazioni. A questo scopo, non solo può venire sciolto e formare amalgami qualora sia posto a contatto con il mercurio, ma si liquefa rapidamente nel bromo liquido, già a temperatura ambiente o anche nel cloro, in presenza di umidità. Inoltre, l’oro è adatto al martellamento a freddo, dal quale si possono ottenere foglie dello spessore di 1/12.500 mm. Non solo, ma anche se potrà sembrare sorprendente, basta un grammo d’oro per ottenere fili i della lunghezza di ben 2 km.
Riguardo alla sua localizzazione, i giacimenti sono particolarmente rari, sebbene dispersi un po’ ovunque sulla Terra, dove lo troviamo sia nel suo colore naturale, che in rosso e in bianco, a seconda dei legami con altri metalli.
Per quanto riguarda le forme, è possibile rinvenirlo allo stato nativo sia in giacimenti minerari che sul letto dei fiumi, dove si concentrano depositi alluvionali frutto dell’erosione operata dagli agenti atmosferici. Se nel primo caso sarà possibile individuarlo soprattutto in forma di filoni auriferi e pepite, nel secondo bisognerà invece setacciare i depositi alluvionali per dividerlo da altri detriti, in modo da ottenere polvere aurea, pagliuzze o ancora pepite di piccole dimensioni.
L’oro, oltre che allo stato nativo, si trova poi anche già lavorato, in particolare sotto forma di lingotti, gettoni o monete di Borsa, che ne semplificano la commercializzazione.
Passando ai paesi produttori, negli ultimi anni la top ten non ha subito modifiche nei nomi, anche se vi sono state variazioni nelle quantità prodotte. In particolare, dalle statistiche della US Geological Survey del Gennaio 2015, si evince che nel 2014 la produzione mondiale è cresciuta del 2% rispetto all’anno precedente. Ciò è stato possibile grazie all’aumento delle tonnellate prodotte da Cina, Australia, Canada, Repubblica Domenicana e Russia, che ha largamente compensato il calo di Paesi come Peru, Tanzania, Sudafrica e Stati Uniti. Per quanto riguarda la Cina, la produzione d’oro continua a crescere costantemente, tanto che lo stato asiatico mantiene saldamente la leadership nella produzione, seguito da Australia, Russia, Stati Uniti, Peru e Canada.
L’Italia non compare ovviamente nell’elenco dei maggiori produttori mondiali, dato che da noi l’oro è presente solo in minime quantità, in particolare in fiumi come il Po e il Ticino, oltre che nelle viscere del Monte Rosa in Piemonte, che si aggiunge ad altre regioni produttrici come la Valle d’Aosta, la Toscana e la Sardegna.
Nonostante ciò, l’Italia per tradizione si pone in prima linea nella trasformazione, con una lavorazione media di quasi 500 tonnellate all’anno.
Passando a parlare di qualità, l’oro viene classificato in base alla titolatura, espressa attraverso una particolare unità di misura detta carato. Il numero di carati, il cui valore oscilla in una scala di 24/24, indica dunque la purezza del metallo, stabilendone in pratica la concentrazione nel prodotto finito.
Quindi, la dicitura 18kt andrà a qualificare un articolo composto, su un totale di 24 parti, di 18 parti d’oro puro. Per rendere più semplice la determinazione della purezza, si usa rapportare la caratura ad un ipotetico prodotto finito del peso di 1 Kg. Ecco dunque che, in base a questa convenzione, 8kt saranno pari a 333 grammi d’oro su un totale di 1000 grammi di lega, mentre 14kt equivarranno a 585 grammi, 18kt a 750, 21.6 a 900, 22 a 916.66 e 24 a ben 999.
Da ultimo, come non citare le infinite applicazioni del metallo nobile?
L’oro è indubbiamente protagonista in molti settori, a partire da quello informatico e delle telecomunicazioni, dove entra a far parte di molti componenti elettronici. Inoltre, viene usato come rivestimento, in quanto la resistenza lo rendono ideale a proteggere i contatti elettrici. Il suo ruolo è poi fondamentale nella medicina, dove è sfruttato nell’odontoiatria per le otturazioni ed in campo diagnostico e nell’elettroforesi, sotto forma di oro colloidale.
Ancora, da non dimenticare le applicazioni in campo fotografico o sportivo, dove le medaglie d’oro hanno premiato i migliori atleti di tutti i tempi, anche se forse l’uso più curioso rimane in alta cucina, in cui si apprezza la sua capacità di non alterare i sapori.
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